Quando alzò la testa il sole era molto più in basso di quando inziò a meditare a occhi chiusi; solo un paio di minuti prima.
Il sole al tramonto era più veloce di quanto fosse lui ad annoiarsi a pensare. O forse farei meglio a dire che era più veloce di quanto lo era la sua inquietudine nei momenti di calma.
La società che lo circondava lo aveva cresciuto facendogli credere che l’iper-attività fosse una qualità, un ottimo strumento per perseguire i propri obiettivi e diventare una persona di successo. Quindi non pensò che stava tralasciando di prendersi cura di se stesso. Anche perchè gli uomini non fanno queste cose, e lui era un uomo con le palle.
Questo era quello che voleva credere.
Lesse il messaggio che gli aveva scritto una ragazza molto probabilmente interessata a lui, ma se ne fregò sbuffando e pensando che non aveva tempo per queste cose, ne aveva a malapena per se stesso e per i suoi piaceri.
Un pensiero egoistico? Sì, forse, ma chi ci dice che non dovremmo esserlo in un mondo in cui tutto sta andando a rotoli e forse prenderci cura di noi e delle nostre ambizioni è il solo modo per vedere qualcosa di piacevole là fuori.
Non si rese conto che alla fine stava facendo quallo che non voleva fare. Sì, stava pensando. Che noia. Non si annoiò chiedendosi il perchè di questa improvvisa necessità, semplicemente si alzò e penso tra se e se che sarebbe stato meglio spendere il proprio tempo in maniera più utile. In maniera utile.
Non avrebbe mai pensato che tutto questo gli si sarebbe ritorto contro, inaspettatamente, in un giorno come un altro. No, non era da lui.
Nel frattempo il sole, una palla giallo arancio come il tuorlo d’un uovo, era scoparso, ma il cielo era rimasto rigato da nuvole e fasci di luce dalle mille sfumature.
Rimise gli occhiali da sole, lasciò se stesso e il tramonto alle spalle. E tornò verso casa.