Sweet surrender.

Dopo aver chiesto dell’altra vodka, si alzò e andò in bagno, lasciandolo lì, con il cellulare in mano.

Quando arrivò davanti allo specchio tirò un sospiro di sollievo perchè vide la sua stessa faccia e si ricordò chi è. Mosse la testa da destra a sinistra e dall’alto al basso almeno un paio di volte, si guardò e si chiese perchè non si sentiva se stessa. Era lui con la sua arroganza e sbruffonagine oppure semplicemente non era la serata giusta?

Comunque la sua presenza iniziava a darle fastidio, tutta quel sicurezza in se stesso, i piedi sulla sedia del tavolino a fianco. L’aria di chi può sfottere tutto e tutti. Di chi non ha paura di niente.

Tirò un altro sospiro, rilassò la schiena, addominali in dentro, petto in fuori e via. Tornò al tavolo con un mezzo sorriso poichè tra se e se si era detta…è un appuntamento, non una lezione di yoga.

Quella circostanza le era talmente non familiare che la sua voce guida le dava le stesse istruzioni che riceveva quando andava in palestra o ad un colloquio. Se solo lui avesse potuto leggerle la mente si sarebbe alzato lasciandola lì. Senza spiegazioni.

Invece le chiese perchè sorrideva, e lei disse che aveva appena ricevuto un simpatico messaggio da un’amica. In realtà un paio di uscite prima gli aveva svelato quale fosse il suo segreto rispetto alle risate destate dai suoi stessi pensieri: tirava sempre fuori il telefono e faceva finta di parlare con qualcuno o di leggere qualcosa, ma lui ovviamente questo non se l’era ricordato. Come non si ricordava nulla di lei. Era troppo preso da se stesso.

Talmente preso da se stesso che non si rese conto che i complimenti che continuava a farle erano falsi e che lei non arrossiva più. I suoi occhi non brillavano più. Il suo sorriso era finto.

Lei era talmente scombussolata ed infastidita da quell’uscita che non voleva ne restare, ne andare a casa. Ne tantomeno parlare. Voleva che continuasse a decidere tutto lui e che tutto finisse. E’ incredibile come sia facile cambiare idea su una persona.

Anzi, pensò che era ancor più incredibile come una persona possa essere l’opposto di quello che sembra a primo impatto. Di come uno possa essere diverso da come si racconta, attraverso i suoi gesti, le sue storie…i testi delle sue canzoni.

Lei però continuava a credere in lui. Non molte ragazze sono abili a capire dove sta quella sottile linea che differenzia uno stronzo vero da uno che finge di esserlo semplicemente perchè rende tutto più semplice. Lei credeva di avere questo sesto senso, d’altronde era così che erano nate molte delle sue amicizie maschili…ma qui trovò resistenza, una grande difficoltà a permeare. Ed era presto. E certe cose succedono spontaneamente. O non succedono mai.

Si alzò seccata e gli intimò di portarla a casa.

Lui per un attimo fu imbarazzato, poi capì che non doveva fare domande. Ma poi riuscì il suo ego e tirò fuori una battuta fuori luogo e disse che anche lui doveva andare.

Salirono su quel cesso di macchina. E lui si tenne gli occhiali.

8 pensieri riguardo “Sweet surrender.

  1. L’IGNORANTE
    parla a vanvera,

    L’INTELLIGENTE
    parla al momento opportuno,

    IL SAGGIO
    parla se interpellato,

    LO STRONZO
    parla troppo.

  2. questa storia sta diventando interessante, un’angolazione nuova e cambiano i sentimenti, le intenzioni e la storia prende un’altra forma.
    Attendo il prosieguo, naturalmente io tifo per lei e mi stanno a cuore gli occhiali.

      1. non vorrai mica svelare il finale, ehhhhh? mi tappo le orecchieeeeee

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