Questi ultimi giorni posso dire di aver raccolto tanto, anche se oggi sento un po’ il retrogusto della delusione. Quel senso di tristezza non protagonista, come quando fuori c’è il sole ma poi vedi un carro funebre e osservando le persone al seguito ne percepisci l’amarezza. Per fortuna in questo blog di certe cose non si parla.
Questo blog è la nostra terrazza sul verde, sul mare. Che ci sia il sole o la nebbia….non riusciamo a vedere la fine. Forse non c’è. Non voglio ci sia 🙂
Giovedì mattina sotto numerosi e pesanti fiocchi di neve sono andata a spedire alcuni dei miei lavoretti in giro per il mondo. Questa volta non sono riuscita a fotografarmi perché gli scatoloni erano 3 ed erano anche grandini, gli armadietti sono 30×32 + imballaggio, quindi non avevo le mani libere e anche fossi riuscita a fotografarmi avreste visto solo le mie ‘gambine’. Insomma, immaginate pure una bufera di neve, il grigiore della città, tre pacchi color giallo Poste Italiane e una testolina che spuntava da dietro, per cercare di non travolgere i passanti.
E’ andata bene per la strada, bene in posta (sì lo so che si dice alle Poste), bene dal dottore, bene in treno e bene benissimo nella campagna Trevigiana. Che belle cosine che ho visto. Alle 16 ero a bordo della macchina del papi e siamo andati verso casa, che goduria.
Torno a casa veramente poco, prevalentemente durante le feste di Natale/Pasqua/ferie estive. Ormai sono ufficiosamente residente e ‘cittadina’ di Milano. Da quando lavoro, le 4.30/5 ore che mi separano da casa (di solo viaggio di andata, poi si replica al ritorno) mi impediscono di tornare nella spensierata campagna, dove ho passato la mia adolescenza. Ogni tanto però ci sono occasioni immancabili, come il compleanno della tua migliore amica oppure l’anniversario di matrimonio dei miei che papà ha organizzato a insaputa della mamma.
Dopo un venerdì passato con mamma all’insegna dello shopping-risparmioso del DIY (Do it yourself, l’equivalente del ‘fai da te’ in inglese) e del ‘fare di tutto per non farle capire che la cena di quella sera sarebbe stata dedicata a lei e che ci saremmo stati anche noi, a sorpresa’, ho recuperato l’inquilino segreto e siamo andati a nasconderci dietro a un mega mazzo di 50 rose al ristorante.
La mamma, dalla sorpresa, non ci aveva nemmeno riconosciuti…né tanto meno aveva capito che stessimo festeggiando lei, il papà e la loro unione. Con gran ritmo ci sono stati serviti, uno a uno, i piatti segreti scrupolosamente scelti da Aldo Morassutti e dallo Chef Roberto: caciotta con mostarda di pere, foie gras d’anatra (C. non ti arrabbiare!), asparagi con julienne d’uovo, minestra di misticanza (non riuscirei a trovare le parole per descrivervi l’esclusività di questo piatto, ma è stato il migliore in assoluto), sorbetto di zenzero per spezzare, filetto con crosta di midollo et…dulcis in fundo sfoglia di crema e fragole. Ogni portata è stata accompagnata da un vino perfettamente abbinato: dallo Champagne del brindisi iniziale al Moscato che ci ha portati al caffè. La mamma è stata felicissima, a tratti incredula, spesso intrattenuta dagli omaggi degli altri ospiti o dalle piccole sorpresine che le avevamo riservato.
Nonostante la lauta cena, il risveglio del sabato è stato light. Verso le 11 siamo andati a fare un giretto in centro a Udine dove abbiamo avuto la fortuna di scoprire un angolo di città molto particolare, di recente restaurato e investito di una nuova anima. Lo Spazio Querini (qui il link alla pagina Facebook, meglio realizzata) infatti nasconde una grande storia, fino a poco fa nascosta e da poco ‘ritrovata’. Fabio Gatto, direttore artistico del negozio, ci spiega come passo dopo passo ha scavato nel passato per ritrovare la storia di questo negozio, per valorizzarne la sua personalità e per poter arrivare a un giorno, e questo giorno è oggi, per dare alla cittadina friulana, un posto ricco, un atelier, un concept store aperto, un posto di arte e innovazione culturale. Purtroppo spesso l’innovazione fatica ad inserirsi all’interno della società, subisce rallentamenti, trova ostacoli, resistenze, ma, voglio ben sperare, se chi ci crede non demorde, trovera’ il modo di entrare in sintonia con l’altro finendo con un esplosione culturale che in Italia pochi posti, posti come Corso Como 10, raccontano.
L’ho ringraziato per aver cercato di portare tutto questo nella mia vecchia città, nella nostra Italia. Mi ha ricordato il quartiere più bello di New York, il Meatpacking district, il vero connubio tra passato e innovazione, quello che dovrebbe esserci in tutte le cose, quell’andare indietro, per poter poi andare avanti…
Ecco alcune foto del concept store fatte da me, nel mio tour di sabato:
E cosi si e’ fatta ora di pranzo, che in Friuli si traduce in aperitivo e pranzo, cosi’ decidiamo di andare a bere un taglio nella tradizionale Locada al Cappello. Il ‘taglio’ e’ il modo per chiamare un bicchiere di vino da degustare velocemente, al banco, per fare die chiacchiere mangiucchiare qualche stuzzichino. Nulla a che vedere con l’happy hour milanese.
Il post si e’ fatto lungo e vi voglio raccontare ancora molte cose, quindi ne approfitto di questo ‘taglio’ raccontato e fotografato per fare un break.