In un tranquillo vialetto residenziale della Fiera di Milano s’incappa in una Vespa più egocentrica del solito, sospettosamente parcheggiata fuori. I colori hanno qualcosa di molto familiare, tanto quanto l’icona di un social network qualunque.
Si tratta del blu, rosso, giallo e verde: la palette che vuol “dire” Google.
È l’ingresso della Google House, villetta su tre piani che solo per due giorni ci racconta un futuro prossimo ancora più Google-dipendente.
Non occorre cablare la casa con chissà quali tecnologie di nuova generazione per vivere in modo “intelligente”. Sfruttando le potenzialità della Rete, «basta affidarsi a Google». Il gigante di Mountain View ha deciso di dimostrare, anche agli italiani, come sia possibile migliorare la vita quotidiana di ciascuno di noi con il semplice uso delle app e di una connessione a internet veloce.
È nella Google House allestita in via Ravizza 53/A a Milano che in queste ore prendono forma le diverse applicazioni smart: in una villetta privata, affittata per l’occasione e aperta al pubblico, è possibile toccare con mano tutte le funzionalità messe a punto dall’«ecosistema Google» al servizio della persona e testare, in un tour dimostrativo di pochi minuti, le app sul proprio smartphone o tablet.
Dopo il successo delle edizioni di New York, Londra e Parigi, la Google House è arrivata così anche a Milano, dove starà un paio di giorni (non aperta al pubblico) per poi traslocare a Madrid e a Mosca. Lo scopo è far conoscere, unendo design e tecnologia, le tecnologie già disponibili sul mercato e raccontare come può essere la vita domestica nella «era Google».
Ma cosa è possibile fare nella casa “formato Google”?
Si può chiedere al proprio tablet con un solo comando vocale, mentre si è indaffarati ai fornelli, di cercare una ricetta online, oppure di impostare un alert sullo smartphone per ricordarsi di spegnere il forno dopo 30 minuti di cottura. Attivare il motore di ricerca con il solo comando vocale può essere davvero utile mentre si è concentrati nelle faccende domestiche.
Dopodichè è possibile entrare in una cabina armadio, dove al posto dello specchio vi è un plasma pronto a lanciare hangout di salvataggio: ovvero video-chat a tutto schermo con i contatti di gmail (per un max di 10 contatti in contemporanea) fino ai tutorial da milioni di condivisioni.
L’essenza della Google House è dunque il wi-fi: ci dobbiamo arrendere?
Sconnettersi non è possibile, neppure quando si torna a casa dalle vacanze e si fa sfoggio di un album fotografico degno di un videomaker (ringraziate Google+), con musiche free dai copyright montate direttamente dalla playlist di Youtube?
E che succede quanto tutto si spegne e cala la notte? Provate a chiederlo a Google Voice o forse. che sia il caso di spegnere lo smartphone e dormire?
No, ma quel tavolo della prima foto lo voglio anch’io nel mio ufficio!!