Giorno 3. Il grigio.

Buonasera.

Credo di essermi svegliata piuttosto tardi, dopo aver dormito male a causa di un sushi pesantino e due bicchierini di Tia Maria. Ho deciso che sarebbe stata la doccia a cambiare l’andamento della giornata, ma non è bastata. Soprattutto dopo che i capelli avevano deciso che oggi sarebbero stati fastidiosamente ribelli.

Esco con un’insolita nausea verso le 10 am con l’unico obiettivo di procurarsi un te verde caldo da Starbucks. Nel frattempo la Vodafone mi ricorda quanto siano accorti nei confronti dei loro clienti e mi mandano il milionesimo sms di ‘Benvenuto negli Stati Uniti’, che, dopo 5 mesi che sono qui, non è affatto male.

Union square mi offre una galleria d’arte in cambio di un pò del mio tempo. Casca a pennello, e sorseggiare il caffè davanti a uno Chagall ha un che di tutto ciò che a LA non c’è. Appunto.

Il griogiore, non fosse per la luce che mi brucia agli occhi, mi ricorda la triste Milano. Il forte vento e la poca gente in giro non mi caricano del mio solito entusiasmo. Un messaggio che fa posticipare il primo colloquio mi annoia. La giornata è da caffè, caminetto e un buon libro.

Per pranzo vengo misteriosamente trascinata attraverso le strade di San Francisco, sul Golden Gate, fino ad arrivare ad un porticciolo quasi deserto che in una giornata così ha sapore di Germania del Nord. Pranzo  sull’acqua tra chiacchiere contorte ma accattivanti, mentre l’incresparsi delle onde creato dal vento crea una sensazione migliore di quanto faccia uno giardino zen. Quella barchetta di rame un pò rovinata mi ricorda me. Ora sono qui e sto bene, ma poi? Dove sarò? Dove mi porterà questo o l’altro vento?

Due passi con vista su downtown e su Alcatraz mi ricordano il piacere di una buona conversazione, quelle che già se ne fanno poche con gli amici, figuriamoci quando sei dall’altra parte del mondo. Sento un pò della magia di Zafon tra le vetrine di questa nordica Portofino americana, non mi stupirei se qualcuno mi dicesse ‘ma tu oggi eri sola’. Sì, forse sarebbe il primo vero passo verso la follia, ma io so che non era così.

A bordo di una europea ritorno tra le strade del centro città, finisco diretta tra le mura della libreria di Feringhetti: la City Lights books. ‘Please take a sit and read’ dicono molti cartelli appesi nei pochi spazi liberi del negozio ‘this is a library where books are sold’. Termino una porcheria di libro che mi trascinavo da un pò di tempo e mi butto tra le pagine di Kerouac. Già di per se è sensazionale, farlo lì, mentre lo respiri, lo è ancora di più. L’ordine delle parole, il dondolamento della Poet’s chair sulla quale sono seduta mi fanno rendere conto di quanto io sia stanca. Attraversando strani negozi colorati che vendono merce bizzara e un tantino chich fino a quando mi ritrovo in albergo, dove Morfeo mi aspetta a braccia aperte, rendendo la mia giornata ancora più surreale. Sono le 6 pm, non ho fatto nulla, ma crollo sul letto vestita, come un bimbo dopo una giornata a Gardaland.

Alle 8.30 pm mi sveglio pensando di raggiungere qualcuno per cena. Il tintinnare della pioggia sul vetro e i fischi del vento mi fanno venire voglia di casa, quella vera. Allora scendo al cinese sotto ‘casa’, recupero una scatoletta di polistirolo che ospita vermicelli di riso e verdure vietnamite, un ‘Calm’ tea da Starbucks. Risalgo tra i complimenti di un fastidioso italiano.

Pigramente mi strucco, trascinandomi tutto il nero del trucco sulle guancie. Il vento grida ancora. Accendo il vecchio televisore a tubo catodico e mentre risucchio spaghettini asiatici, le immagini scorrono davanti agli occhi e i pensieri da tutt’altra parte.

Non so se ho più voglia di leggere, scrivere o guardare un bel film.

L’unica cosa che so è che devo preparare la macchinetta del caffè per le 3 am.

24 pensieri riguardo “Giorno 3. Il grigio.

  1. Stando alle previsioni del tempo, mi sa che porterai un po’ di pioggia di SanFran qui a New York 😀 Beh, poco male… almeno si pulisce un po’ l’aria…

      1. Eheh….Chissa’ chi l’avra’ vinta: NY, SF o LA? Potete mettervi in gioco anche voi….a seconda se avete voglia di avermi o meno 🙂

  2. Il sole è molto meglio, apre la mente, allarga il respiro.
    La City Light Books è un passaggio obbligatorio, c’è un pezzo di storia
    della letteratura americana e in un paese così “povero” di storia questo
    è un “historic site” raro e importante. Diventa naturale, mentre ti muovi
    tra i libri, ripensare a quel periodo così ricco di pensiero e provare ad
    immaginare i volti, sentire le voci………..
    Il caffè alle 3 del mattino ?
    Have a nice day

      1. meno male perchè è vero che il coffe californiano non ha niente a che
        vedere con il nostro iper expresso, altrimenti col cavolo che riprendevi
        sonno !
        Sei, però, la prima persona che sento prendere appuntamento con i suoi pensieri…….nel cuore della notte 🙂 Fortissima!!

      1. in quanto a pellaccia dura, dovresti farti un giro di qua dall’oceano ! ;-))

      2. alessandra, io sono stato a SanFran solo una volta (sob) ma la gente mi sembrava molto più rilassata di quella che vedi nelle ore di punta qui a NYC 🙂

      3. Credo Alessandra parlasse dell’Italia. :-/ E se parlava di città come Milano, si…secondo me ci vuole più pellaccia lì che a New York.

      4. sì in effetti parlavo dell’Italia, anche se non vivo a Milano ma in piena
        terra emiliana. In particolare mi riferivo al brutto clima che si vive
        qui in questi giorni. Si sta gli uni contro gli altri, si subiscono situazioni
        grottesche e si vivono difficoltà oggettive nel vivere quotidiano.
        Restate lì finchè potete…….

      1. ahahah, scusa scusa 🙂
        e’ che non capisco mai dove devo rispondere in questo blog con questo sistema di scambi di battute.. ho una certa eta’! 🙂

        certo che risponderei alle 35 domande al giorno, anzi vedrei di procurarti sempre nuove vittime 😀

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